I GLADIATORI

« Older   Newer »
  Share  
Artemone
CAT_IMG Posted on 5/11/2013, 00:05     +1   -1






I GLADIATORI




flb4


ORIGINI


I gladiatori romani prendevano il nome dalla spada romana "gladius". Erano principalmente prigionieri di guerra, schiavi o condannati a morte, talvolta anche uomini liberi, attratti dalle ricompense e dalla gloria. Chiunque scegliesse di diventare gladiatore automaticamente veniva considerato "infamis" per la legge, ma se aveva successo diventava un eroe, invitato e cercato da tutti, carico di ricompense e doni, pagato più di un generale dell'esercito.
Gli spettacoli gladiatori furono etruschi prima che romani, usati nelle cerimonie funebri (munera), che si protraevano per 1-2 settimane, insieme a danze e banchetti in onore del morto. A differenza di ciò che si è soliti pensare, queste manifestazioni non culminavano nel sacrificio del “gladiatore”, che era molto spesso uno schiavo, ma erano realizzate per il gusto dello spettacolo, visto come un momento di festa in quanto la credenza etrusca voleva che l’individuo, un volta trapassato, cominciasse la sua vita in un mondo migliore Livio racconta che 307 soldati romani furono fatti prigionieri dagli abitanti di Tarquinia e che fu offerta loro una possibilità, facendoli combattere fra loro o contro le fiere: di qui sarebbero nati i ludi gladiatori.

ADDESTRAMENTO

I lottatori seguivano un duro addestramento nei Ludi Magni, scuole volute da Cesare e Nerone, in cui si allenavano con dura disciplina. Il più famoso a Roma era il Ludus Magnus, ma nei pressi dell'Anfiteatro Flavio esistevano vari ludi nei quali venivano addestrati gladiatori di diversa provenienza. Ogni ludus era infatti specializzato, avevamo ad esempio il Ludus Dacicus, forse inizialmente destinato ai prigionieri delle spedizioni condotte in Dacia da Domiziano, il Ludus Gallicus, forse destinato ai gladiatori di origine gallica e di incerta collocazione, Ludus Matutinus, adibito agli allenamenti per le venationes (combattimenti con animali).
L'addestramento dei gladiatori era ancora più approfondito di quello svolto nelle scuole militari romane. Praticavano la lotta con spade specifiche, il maneggio di armi particolari e miglioravano la loro condizione fisica con faticosissimi allenamenti. Durante l'era cristiana, la gladiatura divenne uno sport di alto livello a Roma e i centri di addestramento rivaleggiavano tra loro nel cercare di produrre i migliori combattenti. Vari imprenditori acquistavano i gladiatori per poi cederli, sotto compenso, ai circhi, dando vita a un vero e proprio business, soprattutto se il gladiatore, grazie alle proprie capacità fisiche, giungeva al successo. Questo fa comprendere quanto l’idea che i gladiatori venissero maltrattati, fosse una semplice diceria: un gladiatore traumatizzato, picchiato o denutrito avrebbe reso molto poco, divenendo un affare controproducente per l’imprenditore.

Ecco un interessante video sui duri addestramenti dei gladiatori:

Video

I COMBATTIMENTI

Secondo la cultura popolare, prima del combattimento i concorrenti si recavano sotto la tribuna dell'Imperatore e urlavano: “ Ave Caesar, morituri te salutant.”, (“Ave Cesare, coloro che si apprestano a morire ti salutano.”). Pare invece che la storiografia recente abbia confermato l'infondatezza di questa "notizia". Si ritiene che la frase sia stata pronunciata da un gruppo di condannati a morte, verso l’imperatore Cluadio nel tentativo di ingraziarselo. l’imperatore, per nulla intenerito disse loro di continuare.
I combattimenti vedevano contrapporsi sempre coppie di gladiatori differenti, Ogni categoria di gladiatori aveva dei vantaggi e degli svantaggi, in modo da rendere pari le chances di ogni combattente. I combattimenti più classici mettevano di fronte:

• I Reziari contro i Secutores

• I Traci contro i Mirmilloni

Vediamo ora le quattro categorie principali nello specifico:

SECUTOR



9rgd



Il secutor (l'inseguitore) apparteneva alla categoria dei gladiatori “Scutati” così come i mirmilloni da cui probabilmente deriva visto che l’armamento utilizzato è pressoché identico. Il secutor era specializzato nel combattimento contro il reziario e quindi alcune parti del suo armamento difensivo furono “specializzate” per tale scontro così da rendere più difficoltosi gli attacchi avversari . La prima e più importante di queste differenze stava nel tipo di elmo (galea)indossato: era ovale, liscio e dotato di piccolissime fessure oculari, in modo da evitare che il reziario potesse sfregiargli il volto con il tridente o imprigionargli la testa entro la rete (iaculum). Tale elmo tuttavia impediva la visuale laterale e rendeva difficoltoso respirare. Altro accorgimento utilizzato era quello di imbracciare uno scudo avente la parte superiore tondeggiante. In questa maniera, non essendoci spigoli, la rete del reziario non poteva incastrarsi in quei punti, eventualità possibile invece con gli scudi normali, di forma rettangolare. Lo scudo era abbastanza grande da dare una protezione molto ampia a gran parte del corpo. Il secutor incassava la testa dietro lo scudo per proteggersi, perdendo però gran parte della visibilità esterna Altri elementi atti a proteggere il corpo del secutor erano: le gorgere per avere una maggiore protezione al collo, le fasciature della caviglia e/o sotto il ginocchio della gamba non protetta, ossia la destra, la manica e l’ocrea alla gamba sinistra. Tutta l’armatura usata dal secutor arrivava a pesare 15-18 kg, rendendo svantaggiose le lotte prolungate perché fiaccavano la sua prestanza fisica. Questo tipo di gladiatore incalzava costantemente il reziario per chiudere la distanza ed impedirgli l'uso del tridente o della rete. La strategia era quella di rimanere dietro la protezione che gli offriva lo scudo e di obbligare l'avversario al combattimento corpo a corpo, così da poterlo attaccare con la sua spada corta (gladio)

REZIARIO



e74p



Il Reziario combatteva con un equipaggiamento simile a quello utilizzato dai pescatori: una rete munita di pesi per avvolgere l'avversario, un tridente (la fuscina) ed un pugnale (il pugio). Lottava con un'armatura leggera, proteggendosi il braccio con una manica, la spalla con un parabraccio (il galerus). Indossava un indumento di lino (il subligaculum), un sospensorio fissato alla vita mediante un ampio cinturone (il balteus). Non portava alcuna protezione alla testa, né calzature.
Agile e veloce, adottava uno stile di combattimento elusivo, tendente a sfuggire agli attacchi dell'avversario, ma pronto in realtà a cogliere ogni opportunità di colpire. Il reziario quindi, compensava la sua scarsa protezione con la velocità e l'agilità mantenendosi a distanza dal suo avversario, adottando uno stile di combattimento apparentemente sfuggente finalizzato ad eluderne gli assalti, ma pronto a contrattaccare sfruttando ogni breccia che si aprisse nella guardia dell’avversario.
Il reziario, seminudo, si vedeva tradizionalmente opposto al secutor, pesantemente armato, Le moderne ricostruzioni storiche dimostrano come il reziario, seppur privo di armatura, non si trovasse svantaggiato di fronte al nemico, disponendo, oltre alla velocità, anche di tre diverse armi di offesa, a differenza del suo avversario che doveva combattere solo con una singola arma. Il reziario doveva evitare a tutti i costi il confronto ravvicinato, mantenendosi a una certa distanza dal secutor, aspettando una breccia nella sua guardia per trafiggerlo col suo tridente o per lanciare la rete. Nei combattimenti ravvicinati il reziario dispone purtroppo, soltanto di un paraspalla (il galerus), la cui forma gli garantiva protezione, a patto di avere (purché mantenga) la testa abbassata dietro questa specie di scudo. Il secutor, avendo un’armatura piuttosto pesante, si stancava velocemente, per questo motivo una delle tattiche del reziario era quella di portare continui colpi di disturbo sullo scudo del secutor, sfiancandolo sempre più ad ogni attacco fino a che il suo avversario, esausto, finiva spesso per disfarsene.

MIRMILLONE



4l2p



Si ritiene che il Mirmillone, nome la cui etimologia deriva molto probabilmente dal greco myrmoros (pesce), altro non fosse che il vecchio Gallo di epoca repubblicana, come testimonia esplicitamente Festo, un lessicografo tardo imperiale, attingendo da fonti più antiche. Il mutamento del nome dovette affermarsi in età augustea, anche se già Cicerone menzionava questa classe di gladiatori col termine di mirmillones. Il suo armamento consisteva in un elmo(galea) a tesa larga, dotato di ampia visiera con cresta angolare, su cui venivano spesso applicate piume o crini di cavallo. L’elmo era inoltre sormontato, almeno in origine, da un lophos metallico a forma di pesce, myrmoros (in greco) o murma (pesce di mare); un grande scudo rettangolare, simile a quello utilizzato dai legionari (scutum) che copriva completamente il corpo dalla spalla fin sotto il ginocchio, una manica di metallo, di cuoio, o di imbottitura, sul braccio destro armato. Portava uno schiniere (ocrea) a protezione dello stinco nella parte in cui teneva lo scudo (di solito la sinistra). Anche l’ arma d’ offesa, il gladio, spada corta di circa 40 centimetri, ricordava l’ armamento della fanteria pesante delle legioni. La tipologia di questo combattente fu associata alla murena, ossia a quel pesce che vivendo al ridosso degli scogli, e quindi nascosto, all’ improvviso attaccava le sue prede. Pertanto si può pensare che lo scudo gigante rappresenti la difesa di una scogliera e che, al momento più propizio, il Mirmillone fosse pronto ad uscire dal suo riparo per scagliare colpi mortali. Per questa caratteristica è facile pensare che il Mirmillone venisse contrapposto spesso al Reziario, mentre molte testimonianze lo vedono come classico avversario del Trace o dell’ Oplomaco.

TRACE



2qx8


Questa classe di gladiatori deriva dai guerrieri della Tracia (attuale Bulgaria). Portavano un elmo dalla calotta emisferica a tesa larga sormontato da un alto cimiero (lophos), curvato in avanti e ornato da una protome di grifone, con ai lati della calotta due forellini per inserire le piume ornamentali; l’apertura a grata si estendeva a occupare tutta la parte superiore della visiera; alcuni avevano solo due aperture circolari munite di grate in corrispondenza degli occhi. Oltre l’ elmo il Trace affidava la sua protezione ad una manica sul braccio destro, che impugnava l’arma d’offesa; ad un piccolo scudo rettangolare (parmula) e agli schinieri, alte protezioni agli stinchi e ginocchia (cnemides). Inoltre per proteggere le gambe usavano delle fasce di cuoio o di metallo. L’arma d’ offesa era, invece, la sica, una breve spada con la lama ricurva, che consentiva di colpire più facilmente l’ avversario nelle parti posteriori del corpo. Il Trace insieme all’ Oplomaco costituiva l’ antagonista tipico del Mirmillo.

POLLICE VERSO?


È da smentire la credenza secondo cui, al termine del combattimento, il gladiatore perdente fosse generalmente ucciso per giudizio della folla. È probabilmente vero che il pubblico esprimeva il suo gradimento e forse anche la volontà di vita e di morte; ma era estremamente raro che un gladiatore professionista venisse ucciso, perché questi atleti erano estremamente costosi da addestrare e mantenere. L'organizzatore, imperatore compreso, doveva pagare al lanista una cifra molto alta per ogni gladiatore ucciso, ovvio quindi che si preferisse lasciare in vita il gladiatore. Soltanto chi si comportava vilmente era "condannato a morte" dal pubblico, il che accadeva comunque raramente: i combattenti di carriera erano esperti nel dare spettacolo e il pubblico non voleva vederli morire, affinché potessero tornare in futuro a dare spettacolo.
I romani erano molto appassionati di statistiche sportive e si conservavano cimeli della carriera di alcuni gladiatori, dimostrando che essi erano stati sempre “graziati” o, vincitori.

I gladiatori uccisi in combattimento venivano avvicinati da due schiavi travestiti da Caronte e da Ermete Psicopompo: uno ne verificava il decesso toccandoli con un ferro rovente, l'altro, eventualmente, dava loro il colpo finale facendo poi segno ai "libitinarii" di portar via il corpo su una rete trascinata con un uncino. I gladiatori feriti venivano portati via e curati dai medici, e non era raro che un gladiatore molto bravo ricevesse le cure dei medici personali di grossi personaggi, imperatore compreso.
I vincitori venivano premiati con palme d'oro, denaro e con l’'immensa popolarità che procurava loro donne e inviti nelle case patrizie; se il gladiatore vincitore era uno schiavo, dopo dieci vittorie, che venivano segnate su un collare di metallo, diventava libero per legge, egli allora poteva decidere se continuare a combattere per soldi o intraprendere altre attività tipo l'istruttore nelle scuole per gladiatori.

ALTRE TIPOLOGIE DI SPETTACOLI: VENATIONES E NAUMACHIE


VENATIONES

venationes%20(Custom)



Un altro gioco molto amato dal pubblico erano le "venationes" durante le quali i gladiatori lottavano contro belve feroci come elefanti, ippopotami, leoni, tori, tigri, pantere e leopardi. Le caccie potevano consistere anche in una sfida fra belve o tra belve e condannati a morte.
Le bestie selvatiche ed esotiche venivano portate a Roma dai lontani confini dell'Impero romano e le venationes si svolgevano durante la mattina, prima del principale evento pomeridiano, i duelli gladiatori. Ottenere gli animali dagli angoli più lontani dell'impero era un'ostentazione di ricchezza e di potenza dell'imperatore o del munus verso la popolazione, e stava anche a significare il potere romano su tutto il mondo umano ed animale e intendeva mostrare alla plebe romana quegli animali esotici che probabilmente loro non avrebbero altrimenti mai visto.
Pochissimi animali scampavano a queste cacce, sebbene talvolta sconfiggevano il gladiatore bestiarius, ovvero il cacciatore delle bestie selvagge. Migliaia di animali selvatici venivano massacrati in un giorno. Per esempio, durante i giochi tenuti da Traiano quando divenne imperatore, più di 9.000 animali vennero uccisi. Non tutti gli animali erano feroci, sebbene la maggior parte lo fosse, tra gli animali apparsi nelle venationes ci sono leoni, tigri, elefanti, orsi, cervi, capre selvatiche, cani, cammelli, struzzi e molto altro.


NAUMACHIE

naumachia



Erano molto apprezzate anche le "naumachie", finte battaglie navali, ma rare perchè molto costose. Vennero organizzate anche all'interno dell'Anfiteatro Flavio, appositamente allagato da un sistema di condutture sotterranee. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le naumachie vennero organizzate in bacini o laghi artificiali.
L'apparizione delle naumachie è strettamente legata a quella, leggermente anteriore, d'un altro spettacolo, il « combattimento fra truppe » che non ingaggiava dei combattenti a coppie, ma due piccole armate. Proprio in queste ultime i combattenti erano più sovente dei condannati senza allenamento specifico rispetto ai veri gladiatori.
Le naumachie erano estremamente costose infatti questo fattore le rendevano uno spettacolo riservato ad occasioni eccezionali, strettamente legato a celebrazioni dell'imperatore, sue vittorie e suoi monumenti.

Ecco un documentario completo tratto da Superquark, molto interessante!

Video

Edited by pangocciole - 5/11/2013, 00:24
 
Top
0 replies since 5/11/2013, 00:05   187 views
  Share