Esisteva??

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Aureliapaula
icon14  CAT_IMG Posted on 7/1/2015, 20:43     +1   -1




Quante volte ci siamo posti la domanda "ma esisteva all´epoca dei romani?" potremmo scoprire quindi che alcune cose che pensavamo esistessero in realtà non erano ancora state inventate mentre altre che pensavamo non ci fossero in realtà erano di uso comune. Ecco quindi una rapida "guida" che crescerà passo dopo passo ma che, spero, potrà esser utile ai fini delle giocate.

Vetri e finestre: Le case romane avevano vetri alle finestre solo se ricche (il vetro costava molto) in tutti gli altri casi sull´apertura della finestra venivano messi teli, pelli, stoffe finissime, battenti di legno che variavano a seconda delle possibilità e della stagione. Possiamo quindi dire che: Taverne, botteghe, insulae NON hanno vetri alle finestre mentre edifici pubblici di prestigio, terme, domus patrizie AVEVANO i vetri. Altra cosa fondamentale: i vetri NON erano trasparenti come li vediamo oggi anche quelli più preziosi erano comunque lievemente opachi.

Riscaldamento: ebbene, sì, esisteva! Ai piani bassi delle domus e delle insulae di lusso veniva costruito un secondo pavimento, sostenuto da pile di mattoni, collegato ad una caldaia esterna, nelle stagioni fredde si potevano quindi avere (solo ai piani terra) ambienti riscaldati.

Camini: i romani non conoscevano l´uso dei camini come li conosciamo noi, usavano bracieri più o meno grandi.

Ombrelli: esistevano, erano ad uso e consumo esclusivamente delle matrone che le usavano prevalentemente per ripararsi dal sole; avevano aste di legno rigide (quindi non ripiegabili), erano formati da legno e stoffa e non potevano essere richiusi (per capirci erano come gli ombrellini giapponesi che si vedono spesso in stampe e film)

Bambole: esistevano ed erano di legno, di ceramica..avevano articolazioni snodate ed erano uno dei principali giochi delle bambine romane che così venivano istruite in merito a ciò che da grandi le attendeva.

Dipinti: esistevano ma non come li intendiamo noi, c’erano affreschi e pitture sulle pareti ma certamente non esistevano i quadri, pergamene dipinte tipo miniatura.

Bagni: oltre a quelli pubblici esistevano quelli posti nelle domus più abbienti, erano latrine posizionate solitamente accanto alla culina (cucina) così da poter sfruttare gli scarichi dell´acqua in essa presenti.

[To be continued..]

(Pubblicato dalla Prefetta della Cultura *_*)
- Gli occhiali: bhè ahinoi, purtroppo non esistevano poiché le prime lenti da vista compaiono solo durante il Medioevo! Perciò care talpe riane....in guardia e occhi aperti!

- Spazzolino feat dentifricio: e qui incappiamo nell´area “igiene personale/cura della persona” che, in generale, era particolarmente curata dai romani i quali attribuivano notevole importanza all´igiene orale. Sempre ovviamente tenendo conto del periodo storico esistevano alcuni rimedi,più o meno efficaci, per tener puliti canini ed incisivi.
Il più comune era una pasta a base di bicarbonato di sodio, sale...arricchita poi da ingredienti come l´aceto, il miele e per i più temerari.... urina! Ebbene sì, pare che i nostri avi usassero l´urina come antenato del nostro collutorio ( mò voglio vedere chi ha il coraggio di ruolare dei gargarismi fatti con l´urina. Medaglia al valore assicurata! xD) E vi risparmio i dettagli sull´uso del cervello di topo, che è meglio!
Pastiglie profumate a base di menta e alloro, servite soprattutto dopo i lauti pasti, erano molto utilizzate per l´alito, messo a dura prova grazie alle abitudini alimentari non proprio leggere. Stuzzicadenti e vigorosi polpastrelli delle dita potremmo azzardarci a ritenerli i bisnonni degli spazzolini.

- Il sapone: restiamo in tema di romani lindi e pinti. Il sapone, come lo concepiamo noi, non esisteva. C´era il cosiddetto “Lomentum”, un preparato a base di farina di fave, che appunto era usato per lavare e curare la pelle. Oppure si usava la porosa pomice, la soda o anche polveri abrasive come l´argilla o polvere di equiseto. Dopo la raspatura....oli (d´oliva soprattutto) e unguenti vari, come se piovessero, per idratare la pelle, mi raccomando!

- Il rossetto: Donne riane! Volete un rimedio lento ma efficace per far fuori i vostri uomini? Siete stufe dei vostri mariti? Volete accaparrarvi l´etichetta di “Bella ma letale?” Il rossetto potrebbe fare al caso vostro. Quello più brillante e pregiato era a base di cinabro( solfuro di mercurio) e di piombo, robetta un pochino tossica insomma. In realtà però non ci sono notizie certe di eventuali conseguenze sulla salute delle romane ma si sa... la prudenza non è mai troppa! Ad ogni modo se fossi in voi,cari signori, starei alla larga dalle labbra tinte di rosso, poi fate vobis.

- Gli specchi: I nostri gloriosi antenati non erano in grado di realizzare specchi come i nostri (mannagg!) ma erano comunque capaci di fabbricare vetri e specchi di bronzo piuttosto efficaci a riflettere la propria immagine... accontentiamoci!

- Il rasoio: I romani, soprattutto durante l´età imperiale, davano enorme importanza alla rasatura (e meno male)Avere un aspetto trasandato, questo vale anche per il gentil sesso, e avere la barba significava essere dei barbari. Le buone norme igieniche raccomandavano taglio di capelli curato e rasatura quotidiana. Ciò valeva specialmente per i soldati che persino in guerra dovevano rasarsi ogni giorno. Semplice acqua e rasoio, di ferro temprato o bronzo, continuamente affilato erano gli strumenti usati ( mmh mi sa che non era una cosa molto gradevole sotto sotto eheheh)

[To be continued..]

Pompieri: esistevano ed erano chiamati “Vigiles”, il nome deriva infatti da “vigilare”. Il primo vero corpo dei vigili del fuoco scientificamente fondato risale al 6 d.C. quando Ottaviano Augusto riformò un precedente corpo formato da 600 schiavi sotto la direzione dei magistrati Aediles Curules fondando la Militia Vigilum. A differenza degli odierni pompieri però avevano anche compiti di sorveglianza contro i reati notturni (incendiari, scassinatori, ladri..etc). Roma era divisa in 14 zone ognuna delle quali controllata da 7 cohortes (circa 1000 uomini ciascuna) alloggiate in caserme, dette statio, e posti di guardia, detti excubitorium. Avevano un’organizzazione paramilitare: erano inquadrati in 7 coorti a loro volta divise in 7 centurie formata da un centinaio di uomini e comandata da un centurione. Tra i vigiles vi erano anche liberti che dopo 6 anni di servizio, poi ridotti a 3, ottenevano la cittadinanza. Il loro motto era “Ubi dolo rubi vigiles” (Dove c’è il dolore ci sono i vigili). In ogni reparto c’erano vigili specializzati:
o Vigiles acquarii: addetti alle pompe ed alle prese d’acqua ed esperti nelle staffette con i secchi
o Vigiles balneari: incaricati alla vigilanza dei bagni pubblici
o Vigiles horreari: incaricati alla vigilanza dei magazzini
o Vigililes carcerarii: carcerieri
o Vigiles quaestionarii: impiegati negli interrogatori dei prigionieri
o Vigiles siphonarii: avevano il compito di attivare le pompe
o Vigiles sebaciarii: addetti all’illuminazione notturna

Banche: non esistevano le banche vere e proprie come le conosciamo noi oggi, esisteva tuttavia l’argentario che svolgeva un’attività molto simile. Gli argentari, presenti nella storia romana dal III secolo a.C. al II secolo d.C., oltre che a dedicarsi ad operazioni bancarie e creditizie potevano operare vere e proprie speculazioni finanziarie. Questi antichi banchieri erano lavoratori privati non sottoposti al controllo dello stato che esercitavano il loro mestiere nelle tabernae del foro, in negozi o in banchi di proprietà statale dove prevalentemente si occupavano del cambio della moneta. Erano ben distinti dai mensari, banchieri riconosciuti dallo stato, e dai nummulari esperti che avevano il ruolo di identificare le monete autentiche da quelle false e che spesso collaboravano con gli argentari. Cambiavano monete straniere con quella romana in cambio di una piccola differenza in cambio del servizio reso; con la diffusione di cambiali e di lettere di credito era possibile trasferire denaro presso un banchiere ad Atene; detenevano e custodivano somme di denaro per conto d’altri; entravano in gioco nella intermediazione per vendite o acquisti; nella partecipazione ad aste pubbliche dove erano quasi sempre presenti in persona o tramite i loro impiegati o servi (coactores) che avevano il compito di registrare gli articoli venduti, i prezzi e gli acquirenti; nel saggiare l´autenticità delle monete; nella venditio solidorum, nell´obbligo di acquistare denaro appena coniato per farlo rapidamente circolare.

Forchetta: i romani non usavano la forchetta (fuscinula, kreagra) che era stata inventata dagli Etruschi. Era conosciuta solamente nelle cucine per infilzare le carni ancora bollenti. I romani conoscevano però l’uso del coltello a tavola usato per tagliare dai piatti di portata, di certo ogni commensale non aveva il proprio.

Cucchiaio: esisteva ed era conosciuto dai romani che ne avevano anche di molto preziosi, esattamente come al giorno d’oggi dove in ogni casa si trova un servizio di posate d’uso quotidiano ed uno usato solo in occasioni speciali.

Stuzzicadenti: esisteva, si chiamava “pinna” ed esattamente come oggi serviva per pulirsi i denti. Erano fatti di piuma, osso, avorio o argento e, chiaramente, erano riutilizzabili.

Taxi: non esistevano, i romani avevano diversi tipi di mezzi di trasporto, alcuni anche a noleggio ma nessuno paragonabile al taxi odierno.
o Lettighe: sfruttate soprattutto dalle persone più ricche e facoltose, erano una sorta di letto a baldacchino chiuso tendine che, portato da sei o otto schiavi, permetteva alla persona trasportata di viaggiare comodamente, distesa e riparata da occhi indiscreti.
o Sella gladiatoria: trasportata sempre da schiavi, si viaggiava seduti.
o Essedum: un carro a due ruote con cocchiere, utilizzato per brevi passeggiate o veloci spostamenti. Per lo stesso scopo si utilizzavano il cisium, il coninnus e il birotus.
o Rheda e Carruca: carri a quattro ruote per spostamenti con bagagli.
o Plaustrum e Sarracum: carri a ruote piene e ferrate per lo spostamento di merci, come derrate agricole e materiali edilizi.
o Carrucae dormitoriae: prototipo del vagone letto.

ZTL (zona a traffico limitato): esisteva! La circolazione di carri e animali era infatti vietata all’interno delle mura cittadine dall’alba al tramonto. Dopo il tramonto era consentito circolare con i carri così che si potessero raggiungere le botteghe e le taverne per il rifornimento delle merci. Roma, già all’epoca, contava più di un milione di abitanti se si fosse permessa anche la circolazione di carri con bestiame annesso..
 
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